La digitalizzazione è una delle sfide più importanti che il governo italiano sarà chiamato ad affrontare per rilanciare economicamente un paese che versa ancora in condizioni poco incoraggianti.
Nonostante un andamento negli ultimi anni certamente positivo, è ancora lunga la strada da percorrere affinché sia le aziende private che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione possano compiere il definitivo salto di qualità.
Nel 2019, il mercato digitale italiano è cresciuto del 2,1% e, presumibilmente, ricomincerà a correre nel 2021, dopo l’anno “sabatico” causato dalla diffusione del Covid-19 e la crescita dello Smart Working in Italia. Andiamo a vedere quali tipologie di imprese avrebbero maggiormente bisogno di investire nel digital e quali sono le imprese ad oggi più digitalizzate.
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ToggleDigitalizzazione aziendale: chi ne ha più bisogno
Sappiamo bene che il tessuto economico italiano sia basato principalmente su piccole e micro imprese, quelle che, purtroppo, fanno ancora molta fatica ad accogliere il digital. Se guardiamo alla ripartizione percentuali degli investimenti effettuati dalle aziende italiane, possiamo notare che le imprese dedicano più della metà dei loro budget per l’acquisto di macchinari e attrezzature. Ad oggi, solo il 13% degli investimenti si concentra nel settore IT, web e software dati.
Il 2020 si concluderà con una riduzione significativa della spesa digitale in diversi comparti. Secondo NetConsulting Cube, i settori che quest’anno continueranno ad investire nel digital sono: sanità, banche, Pubblica Amministrazione Locale, Pubblica Amministrazione Centrale e Utilities.
Di contro, faranno registrare un calo gli investimenti digitali soprattutto nel settore distribuzione e servizi, industria, viaggi e trasporto. Meno imponente ma non da sottovalutare le previsioni in discesa per il comparto assicurativo, telecomunicazioni e media, difesa e consumer.
Le imprese che avrebbero maggiormente bisogno di intraprendere un percorso netto verso la digitalizzazione sono quelle con meno di dieci addetti. 4 micro aziende su 5 si posizionano ad un livello piuttosto basso di adozione delle tecnologie ICT. Le piccole imprese sono, infine, quelle che fanno maggiormente fatica ad accedere ed utilizzare servizi come connessione veloce, social media, CRM e software gestionali.
I settori più digitali
L’indagine ISTAT denominata “Digitalizzazione e tecnologia nelle imprese italiane” fornisce un quadro abbastanza esauriente rispetto allo stato dell’arte della digitalizzazione delle imprese italiane.
Secondo l’istituto di statistica, le imprese che investono maggiori risorse nel digital sono quelle che operano nel settore delle telecomunicazioni. A seguire troviamo le aziende del comparto ricerca e sviluppo ed informatica. Bene anche le attività ausiliarie del settore finanziario, l’editoria e le assicurazioni. Nel comparto manifatturiero a puntare forte sulla digitalizzazione sono soprattutto il settore farmaceutico e quello chimico.
Nel 2018 il 9,7% delle imprese con almeno tre addetti hanno messo in vendita i propri beni/servizi su almeno una piattaforma digitale. L’80% delle imprese che operano nel settore degli alloggi si sono attivate per essere maggiormente presenti nel settore digital. Queste tipologie di imprese, come quelle che operano nel trasporto aereo, ottengono fatturati di tutto rispetto dal digitale.
L’altra faccia della medaglia è costituita da quelle aziende che sono presenti in modo massiccio su almeno una piattaforma digitale ma che, tramite il digital, non riescono ad incrementare di molto il proprio fatturato. Rientrano in questa classifica soprattutto le attività editoriali, le aziende che producono bevande ed alimentari nonché quelle attive nel commercio di autoveicoli.
I settori più carenti di tecnologie
Quali sono le principali tecnologie per l’innovazione adottate dalle imprese italiane e quali sono i settori più carenti sotto il profilo tecnologico? In Italia, nel settore manifatturiero ma anche in quello delle infrastrutture e dei servizi la percentuale di adozione di innovazioni tecnologiche come realtà aumentata o virtuale è davvero molto bassa.
Il nostro paese, soprattutto in confronto alla media europea, fa molta fatica, specie nel comparto manifatturiero, ad implementare l’automazione tramite la robotica avanzata. Non migliora il quadro della situazione se prendiamo in considerazione il comparto dell’Internet of Things. Le imprese che operano nel settore delle costruzioni viaggiano con un forte ritardo rispetto alla media europea.
Sono proprio le imprese del comparto edile quelle meno digitalizzate. Solo l’8% delle aziende utilizzano servizi come la stampa 3D mentre mancano del tutto gli investimenti in piattaforme tecnologiche. Dando un’occhiata al settore dei servizi, emerge uno scarso impiego delle tecnologie cognitive.
Il governo italiano, allo scopo di incentivare la digitalizzazione delle aziende, sarà chiamato ad affrontare diverse sfide, a partire dalla rimozione di alcuni ostacoli che rallentano o addirittura bloccano del tutto gli investimenti digitali. Un mercato del lavoro ancora troppo rigido, una scarsa disponibilità di risorse finanziarie ma anche normative e apparato burocratico eccessivamente pesanti saranno i principali elementi sui quali intervenire per accelerare la digitalizzazione delle imprese italiane.